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 Ultimo Aggiornamento:
04 agosto 2010

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Italia-Ecuador: immigrazione da primato.


articolo e foto di Tania Belli

27 gennaio 2007



Italia, da terra di emigranti ad approdo di uccelli migratori. Solo un cieco, infatti, potrebbe non darsi conto che nel nostro paese sempre più disperati scelgono di venire a svernare, fuggendo dal freddo di una stagione di gelida miseria. Storni di stranieri dai volti ed il pedigree tra i più diversi, ma tra cui, sempre crescente è il numero di cittadini provenienti dall’Ecuador.

Vuoi per un genetico feeling che avvicina il Belpaese all’Ecuador, vuoi per la somiglianza che intercorre tra i due Stati (che, tolta la Sardegna, sarebbero pure identici per estensione territoriale….per renderli ancora più simili, però, sarebbe pure da cancellare la povertà!), fatto sta che quando un ecuadoriano lascia vuoto il proprio nido nella madre patria, molto spesso lo fa per recarsi in Italia (a dar retta ai risultati ufficiosi di ricerche condotte da varie ONG del settore, a farlo, sino ad oggi, sono stati in circa 300.000). Tanto che le autorità ecuadoriane incaricate, nella nostra Penisola, di sovrintendere ai bisogni dei connazionali volati oltre frontiera, si vengono sottoponendo ad un doveroso esame di coscienza per verificare se tutto quanto è in loro potere fare, viene puntualmente fatto (e tra questi il neo-console del neo-nato consolato di Milano, Denny Toscano, quiteño, classe 1964, che, ad un intervista rilasciata al quotidiano “El Commercio” l’8/12/2006, si è ripromesso di tramutarlo nella “casa degli ecuadoriani in Italia”).

Nel frattempo, tuttavia, anche negli ambienti diplomatici italiani in terra ecuadoriana non si stava con le mani in mano. Poiché Oltreoceano, nella villetta bianca che, a Quito, affaccia le sue finestre su parque de la Republica Italiana, il dr. Olindo D’Agostino e la sua equipe si adoperavano per fregiare l’Italia di un primato che, fuor di dubbio, riempirà d’orgoglio la Farnesina (oltre a risollevare il morale dei propri figli che, espatriando all’estero, sono incespicati sulla legge).

Solo per i detenuti italiani nelle carceri dell’Ecuador, ma a patto che la loro sentenza sia “inappellabile e definitiva”, a partire dalla seconda metà del 2006 è stata resa operativa la disposizione giuridica per cui il residuo della pena può essere scontato nel paese di provenienza. Ciò in quanto, solo per gli italiani sottoposti a provvedimento detentivo da parte della magistratura ecuadoriana, ha trovato applicazione il dettato della Convenzione di Strasburgo, quel trattato che, in seno alla comunità internazionale, negli anni 60 è intervenuto a disciplinare la materia dell’estradizione, ma che i governanti dell’Ecuador si sono decisi a sottoscrivere esclusivamente nel 2005. Pochi mesi, dunque, sono serviti all’ambasciata d’Italia in Ecuador per fare in modo che i legacci della burocrazia si sciogliessero e di questa importante svolta nel diritto ecuadoriano potessero trarre beneficio tutti coloro che, in possesso di un passaporto italiano, siano stati condannati dalla giustizia locale. I primi a giovarne, vedendo volatilizzarsi del tutto, nel loro speciale conto alla rovescia, il tempo che li divideva dal ritorno a casa, saranno tre uomini, già giudicati in ultimo grado colpevoli del reato per il quale erano stati incarcerati (come ci ha informato lo stesso console D’Agostino dandocene l’anteprima ed augurandosi che tutto si potesse compiere prima delle feste natalizie).

Niente male, quindi, per la diplomazia “pizza e maccheroni” come trofeo da riporre nella bacheca dei premi internazionali! E notizie niente male pure per la marea montante di italiani i quali, senza troppo clamore ed al buio dei riflettori (un buio ingiustificabile e che non gli rende l’onore che meriterebbero!), si rimboccano le maniche con l’amorevole intento di mutare, naturalmente in positivo, il volto di una nazione, l’Ecuador, che, con il suo scrigno colmo di risorse e meraviglie, avrebbe di cosa fare invidia a mezzo mondo.

Buone novelle che, nella giornata internazionale del migrante (celebratasi lo scorso 18 dicembre), sono giunte agli orecchi anche degli ecuadoriani residenti all’estero, procedenti dall’esternazione fatta, a microfoni accesi, ad una tv locale, dal neo-eletto presidente della loro repubblica, il professor Rafael Correa (e che, tradotta in italiano, ha risuonato come segue: “i 3 milioni di compatrioti emigrati oltre confine debbono avere la certezza che il governo di Alleanza Paese sarà il loro governo, il governo degli emigrati”). Ben presto, però, la loro eco ha finito per cozzare contro una spiacevole e forse evitabile vicenda di cronaca, della quale, le interminabili code registrate a ridosso delle vacanze natalizie nei maggiori aeroporti spagnoli, sono state la immagine più lampante. Questo, in effetti, è stato l’esito infelice della telenovela messa in scena dalla compagnia aerea iberica, ormai sull’orlo della bancarotta (e, dunque, penalmente perseguita dal governo di Zapatero), Air Madrid, che, data l’impossibilità materiale di far volare i propri velivoli, non ha trovato altra soluzione che lasciare a terra centinaia di passeggeri (per lo più ecuadoriani), tutti dotati di regolare ticket di viaggio.

Una doccia fredda bella e buona riservata a chi, assente da casa per interminabili mesi e lontano migliaia di chilometri dagli affetti familiari, contava di passare tra facce amiche almeno le feste natalizie ed invece gli è toccato di passarle avvolto nell’asettico abbraccio di una sala d‘aspetto! Qualcuno, al riguardo, potrebbe anche azzardarsi a commentare come sia sempre meglio una pausa all’interno della monotona freddezza di un terminal aeroportuale, seppur eccessivamente prolungata, che un appuntamento privo di soluzione temporale con la morte, quale, inconsapevolmente, si sono ritrovati sull’agenda i due ecuadoriani morti a seguito del ritorno di fiamma (la fiamma dell’esplosione di un ordigno bellico), dell’E.T.A. L’Organizzazione terroristica che, in Spagna, si batte per la indipendenza della provincia dei Paesi baschi, infatti, il passato 30 dicembre, dopo un periodo di assenza, ha fatto la sua comparsa sulla scena a modo suo, ovvero mediante un attentato dinamitardo, replicando alla mano tesagli dal governo spagnolo per chiudere una lunga parentesi di sangue………questione di punti di vista o di sfiga!?


Didascalia foto: polemico scatto fato proprio davanti alla sede dell’ambasciata italiana a Quito e nel quale, alla scritta “parque de la repubblica italiana” ed all’importante traguardo tagliato dalla nostra diplomazia, si pone in attrito un sacco d’immondizia….a buon intenditor…..

Tania Belli, autrice del libro "31 giorni in Ecuador giusto il tempo per lasciarsi graffiare l’anima" di Fabio Croce Editore


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